Titolo: Bowling for Columbine
Regia: Michael Moore
Anno: 2002
Bowling for Columbine è un film documentario che ruota intorno ad un dato: negli USA avvengono più di 11.000 omicidi con arma da fuoco all’anno, per un tasso di omicidi pari a quasi 4 persone ogni 100.000 abitanti, di gran lunga superiore a qualsiasi altro paese sviluppato (in Germania, ad esempio, arriva a 0,5 ogni 100.000 abitanti). Il regista Michael Moore esplora quindi quella parte della cultura americana incentrata sulle armi, allo scopo di trovare la causa di questa anomalia.
Vengono avanzate diverse ipotesi. Una sostiene che in USA vi sono così tanti omicidi con arma da fuoco per via della larga diffusione di armi da fuoco, e della facilità con cui se ne può entrare in possesso. In alcuni stati degli USA la cultura delle armi da fuoco è parecchio radicata, con un gran numero di persone che dicono di sentirsi maggiormente al sicuro con delle armi in casa. Un’altra propone una spiegazione storico-culturale: gli USA sono un paese con una storia piena di violenza, e gli americani fanno quindi fatica a liberarsi da questo retaggio culturale. Un’altra ancora attribuisce il grande livello di violenza alla multietnicità, che causerebbe incomprensioni e intolleranza, a sua volta degenerando in violenza.
Nessuna di queste teorie trova una conferma. Confrontando il livello di diffusione delle armi da fuoco negli USA a quello del Canada, ad esempio, risulta che anche in questo secondo paese raggiunge livelli piuttosto alti (anche se non ai livelli degli USA), ma in Canada avvengono molti meno omicidi. Una delle teorie che non trovano una netta smentita è invece quella secondo cui in USA i media tendono ad enfatizzare le notizie che incutono paura, pare, per una mera questione di audience. Con questa sorta di “cultura della paura” gli americani tendono a non fidarsi degli altri, e il possesso di armi è una delle poche cose che li tranquillizzerebbe.
Nel film vi è spazio, ovviamente, per i tragici fatti di Columbine, una cittadina del Colorado dove 2 studenti parecchio frustrati ed esperti di armi hanno deciso di vendicarsi per le inguirie subite dai loro compagni di scuola compiendo un massacro. Pare che se il piano dei due avesse avuto completo successo, avrebbero potuto morire più di 500 persone, ma gli esplosivi preparati artigianalmente dai due hanno fatto cilecca. In ogni caso i 2 ragazzi hanno ucciso a colpi di arma da fuoco 13 persone, per poi suicidarsi. Tutto questo è avvenuto il 20 aprile 1999, e nel film sono presenti diversi riferimenti all’accaduto, comprese delle scene catturate dalle telecamere della scuola di Columbine.
Il film è abbastanza interessante ed è ben studiato, affrontando la questione con un certo distacco, e provando a esplorare le diverse teorie menzionate sopra. Michael Moore ha anche intervistato diverse persone che a suo parere potevano offrire un interessante punto di vista sull’argomento. Tra questi, Marilyn Manson, cui è stata attribuita dai media una sorta di responsabilità morale della strage di Columbine, e Charlton Eston, presidente della NRA (National Rifle Association), che rivendica il diritto, sancito dalla costituzione americana, di possedere un’arma da fuoco.
Essendo un film documentario, il suo valore come opera di intrattenimento è basso, ma la realizzazione è buona, e contiene diverse informazioni che raramente qualcuno viene a sapere, a meno di una ricerca specifica sull’argomento. Il tono un po’ ironico del film riesce a non stridere con la tragicità di alcuni fatti narrati al suo interno, e le musiche rockeggianti risultano azzeccate.
Voto: 5 su 10.
Tutte le immagini sono state catturate dal sottoscritto, ad eccezione dell’immagine della strage di Columbine, tratta da www.fernbyfilms.com.